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OFFICINA OPEN

19 ottobre 2018–22 dicembre 2018

OFFICINA OPEN è un nuovo progetto culturale ed espositivo condiviso dall’Assessorato alla Cultura, da Il Melo e dal MA*GA, nato dalla consuetudine alla collaborazione e allo scambio di opportunità e competenze propria di OFFICINA CONTEMPORANEA, la rete culturale urbana promossa da Fondazione Cariplo nel 2013 con la partecipazione di undici importanti enti e associazioni culturali cittadine.Sede del progetto è la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo, un ambiente particolarmente adatto a ospitare piccole ma preziose mostre dedicate a pratiche artistiche innovative,  capaci di aprire relazioni e sguardi tra le arti, tra le generazioni, tra le culture, tra le istituzioni.Il programma di mostre e attività realizzate per OFFICINA OPEN si svilupperà lungo tutto l’anno accademico dell’Università Il Melo, da ottobre a maggio, secondo una visione che nascerà chiamando a collaborare artisti di generazioni e provenienze diverse e prendendo in considerazione le innumerevoli proposte culturali che quotidianamente giungono alle nostre istituzioni. OFFICINA OPEN si presenta dunque come un laboratorio di idee, uno spazio di sperimentazione e una risorsa per il nostro territorio così ricco e vivace dal punto di vista culturale.

DI SEGUITO IL PROGRAMMA:

DAL 13 DICEMBRE AL 31 DICEMBRE 2019
ADESSO CHE LA VOCE CI CONFONDE
Opere di Franco Fossa
A cura di Salvatore Lovaglio e Antonio Pecchini
Università del Melo – Galleria di Arti Visive (Via Magenta, 3 Gallarate VA)
Chiuso il 24, 25 e 26 dicembre
Inaugurazione: venerdì 13 dicembre ore 17.00
Orari: da lunedì a domenica 16.00|19.00
Ingresso libero

La nuova stagione di Officina Open, progettata da Università del Melo, MA*GA e Assessorato alla Cultura, si apre il 13 dicembre con la mostra Adesso che la voce si confonde dedicata allo scultore Franco Fossa, tra i più significativi interpreti del “realismo esistenziale” italiano nel secondo dopoguerra.
Dall’inizio degli anni Cinquanta Fossa imbocca la strada della figurazione, una figurazione inizialmente “classica”, composta, attenta alla morbidezza della forme e alla levigatezza delle superfici, presto sostituita da forme quasi espressioniste, abbracciate per rappresentare con forza le dimensioni più dolorose dell’umanità, la solitudine, l’abbandono, la vecchiaia, la morte, l’ampio dolore esistenziale. Sono celebri alcuni grandi e significativi cicli scultorei quali gli Animali (1960/1966), le Teste e i Ritratti (1962/1972) e le tragiche figure sacre, emblema dello scorrere inesorabile del tempo e dell’estrema solitudine dell’uomo. Le opere di Fossa si presentano quali visioni, stati d’animo, condizioni esistenziali, rappresentazione di un’esistenza precaria e fragile. Fino agli Ambienti, veri e propri spazi scenici all’intero dei quali, sempre più soli, sempre più piccoli, si muovono fantasmi umani. All’interno del suo percorso di scultore, attento alle materie tradizionali trattate con forza di azione e di trasformazione, Fossa ha sempre dedicato grande attenzione al disegno, alla grafica, all’incisione, tecniche espressive che affiancano la forma plastica, precedendola o muovendosi in autonomia.
La mostra focalizza la propria attenzione proprio su questo aspetto progettuale più libero, sui disegni, sulla grafica, presentando un lato dell’artista meno conosciuto ma indispensabile per comprendere a fondo la sua poetica.
Le opere sono costruite attraverso un segno forte e audace che infonde dinamismo e autenticità ai temi cari a Fossa, al suo uomo perso in un dolore sempre più profondo.

Note biografiche Franco Fossa (Milano, 1924 - Rho, 2010)
Frequenta l’Umanitaria e l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza dove ha per maestro Marino Marini. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera dopo aver frequentato i corsi di scultura con Francesco Messina e Giacomo Manzù. Ampio è l’ambito espositivo, sia con mostre personali, sia attraverso esposizioni collettive a carattere nazionale e internazionale, con numerosi premi e riconoscimenti. Nell’osservare la scultura di Franco Fossa ciò che immediatamente colpisce è la visione cruda del reale. Non ci sono preamboli, le sue figure, i suoi animali, gli spazi in cui sono inserite, non hanno niente di gentile, non sono per niente descrittive, precise, sono solo taglienti, secche: immagini che suggeriscono un forte senso di sconsolante solitudine. E’ il mondo emerso dal dopoguerra, in cui si dibatte l’uomo moderno, chiuso in una dimensione esistenziale frenetica, incalzante che lo spinge verso mete indefinite e indefinibili, dentro tempi di percorrenza praticati tra dubbi e ripensamenti. Già nella serie degli “Animali” 1960/1966, le forme si caratterizzano non tanto per la loro affinità al reale ma per la loro matericità plastica, dura, violenta, informe. E’ una scelta espressiva in cui l’espressionismo della forma non è il risultato indotto dall’elemento materico ma dalla traduzione linguistica assunta dalla condizione della forma. Le successive “Teste e Ritratti”, tra il 1962 e il 1972, sono l’emblema di come lo scorrere del tempo modifica e caratterizza l’esistenza dentro una dimensione di sofferenza e solitudine.Non ritratti riconoscibili ma visioni di uno stato d’animo, di una condizione esistenziale, analoga e differenziata per ognuno di noi, sulla quale la luce naturale, nell’avvolgere le forme, evidenza i segni temporali e contribuisce così a dare al percorso di una vita, tutto il senso e il peso della tragedia dell’esistere, nella dimensione visibile di una precaria esistenza. Ed è proprio la luce ad aprire la sua scultura ad una dimensione d’ambiente, dove la spazialità complessiva segna la fragilità dei luoghi, dello spazio di relazione, nel succedersi dei pieni e dei vuoti, di luce e d’ombra. Una scultura come dimensione più progettuale sottende i lavori degli ultimi due decenni, tra “Ambienti e Piani”, 1985/2005. Una progettazione pensata e realizzata per rapporti aurei, nella dimensione e nella cadenza di una precisa armonia classica che l’apparenta all’antica ragione della scultura. Un modo di fare scultura che supera la semplice dimensione formale, la casualità del gesto, la monoliticità delle forme che, attraverso la ragione e il controllo si sigilla alle ragioni della scultura moderna in cui luce, spazio e ambiente sono la misura d’ogni rappresentazione. Come scrive Massimo Bignardi nel catalogo della mostra «(...) una scultura che si fa necessità di una dimensione interiore, capace di intercettare la forma, il volume e la forza del respiro, del cuore che batte, dello sguardo che svela (...)». Uno spazio-ambiente inteso come luogo del vivere, dell’attendere, del sostare, dello sperare. Antonio Maria Pecchini

 

DAL 24 MAGGIO AL 14 GIUGNO 2019
PERCORRENDO SENTIERI CHE SI DISSOLVONO
Opere di Alessio Schiavo

A cura di Emma Zanella
Il progetto OFFICINA OPEN, che vede coinvolti il MuseoMA*GA, il Melo e l’Assessorato alla Cultura, è giunto al suo terzo anno di attività. Presso la Galleria dell’Università del Melo,che quest’anno ha rinnovato i suoi locali rendendo gli spazi espositivi più fruibili, il 24 maggio inaugura la mostra Percorrendo sentieri che si dissolvono di Alessio Schiavo con una ventina di opere inedite di piccole e grandi dimensioni realizzate con tecnica mista negli anni 2018-2019.
Il percorso di ricerca di Alessio Schiavo parte dai risultati raggiunti con il ciclo di lavori presentati durante l’ultima esposizione a Varese del 2017, dove erano state esposte opere di grande formato (cm190x 120) ispirate al tema del paesaggio e dell’acqua, procedendo verso nuovi sviluppi di linguaggio e iconografici.
La traccia del paesaggio e della natura viva, sempre evidente, tende a stemperarsi e a liberarsi da vincoli troppo stretti di rappresentatività per accedere a un livello espressivo libero,potente e capace di allargare lo sguardo su n ovi orizzontiespressivi. Analogamente anche la ricerca cromatica e materica di Alessio si apre a nuove prospettive, a felici sperimentazioni che lo vedono procedere con sicurezza verso un linguaggio sempre più incisivo e riconoscibile, capace di innestare l’espressione della natura nell’espressione del segno e della materia vibrata.
Ne sono nati quindi lavori in cui alcuni motivi si intrecciano e ricorrono con maggiore frequenza, legati al segno verticale ripetuto,all’uso del colore, alla sperimentazione su formati differenti. Lavori che manifestano una certa coerenza interna, e sviluppano untema per certi versi unitario. Come afferma lo stesso artista: “nonlo considero un percorso chiuso, completo; sono in certo modo deiframmenti, frammenti sia di visione sia della ricerca in corso disvolgimento”.

 

DAL 24 MAGGIO AL 14 GIUGNO 2019
ALESSIO SCHIAVO
Percorrendo sentieri che si dissolvono
Universitàdel Melo – Galleria di Arti Visive (Via Magenta, 3 Gallarate VA)
Inaugurazione: venerdì 24 maggio ore 18.00
Orari: da lunedì a domenica 16.00-19.00
Ingresso libero

 

DAL 29 MARZO AL 26 APRILE 2019
EMANUELA COLOMBO
Stiamo Scomparendo - Minoranze linguistiche in Italia
Università del Melo – Galleria di Arti Visive (Via Magenta, 3 Gallarate VA)
Incontro con il pubblico: venerdì 29 marzo ore 16.00
Inaugurazione:venerdì 29 marzo ore 18.00
Orari: da lunedì a domenica 16.00-19.00
Chiuso 20, 21 e 25 aprile 2019
Ingresso libero

La nuova stagione dell’Università del Melo si apre con una personaledi Emanuela Colombo che inaugura venerdì 29 marzo 2019; la mostrarientra nel progetto Officina Open nato dalla collaborazione tra Università del Melo, luogo ospitante delle rassegne espositive,Museo Maga e Assessorato alla Cultura del Comune di Gallarate.  
L’esposizionepresenta una serie di reportage fotografici che analizzano lapresenza di cinque lingue minoritarie in Italia e le persone cheancora le parlano. A 70 anni dall’entrata in vigore dellaCostituzione, Emanuela Colombo, in collaborazione con cinquescrittori, è partita per un viaggio narrativo e fotografico a piùvoci, nelle terre in cui ancora oggi si parlano il walser el’occitano in Piemonte; il tabarchino sull’isola di San Pietro (a sud della Sardegna); l’arbëreshë in Basilicata e il grico (ogriko) in Puglia. Un viaggio – che si conclude con sette contenutispeciali – dalla Sicilia al Monte Rosa, in luoghi d’Italiasull’orlo del silenzio.

 

DAL 16 NOVEMBRE AL 7 DICEMBRE 2018
LILLIANA BIANCHI. LA VITA A COLORI
Feliceritorno nella “sua” Galleria dell’Università del Melo: leopere di LillianaBianchi saranno in mostra dal 16 novembre al 7 dicembre 2018 in un’esposizione guidata dal colore esplosivo, dalla luce accecante,dal segno potente e da immagini immersive che colpiscono per vigoree immediatezza espressive.

 

DIARI. PITTURA NATURA DI SILVIO ZANELLA
19 Ottobre - 9 Novembre 2019
La mostra alla Galleria dell’Università del Melo - Officina Open presenta le opere della maturità artistica proseguendo e approfondendo il percorso espositivo del MA*GA.
Aprono la mostra due opere degli anni Sessanta in cui centrale è la natura filtrata da Zanella attraverso una pittura sintetica e razionale capace di elevare a ritmo e composizione cromatica l’osservazione della realtà. Il percorso dentro alla “Pittura natura”, come recita il titolo di questa mostra, prosegue con i poetici acquarelli in cui la natura diventa protagonista   assoluta di un fare che è anche sogno, riposo, speranza, luce interiore, pittura en plein air desiderata e goduta dall’artista durante le lunghe estati trascorse a Celle Ligure, paese eletto come rifugio e tempo personale anche per le sue caratteristiche naturali, per l’intensità cromatica dei cieli, delle colline, del mare.
La forza del colore e l’energia del segno degli anni sessanta ritornano a partire dalle serie delle ortensie e poi dei trittici, qui rappresentate da poche ma importanti opere capaci di mostrare un artista sempre pronto a ripensare al proprio linguaggio, a guardare indietro per andare avanti, lungo una strada del tutto personale e riconoscibile.
La mostra dedica un omaggio a Lilliana Bianchi, pittrice e moglie di Silvio, che con grande entusiasmo ha insegnato per lunghi anni pittura all’Università del Melo contribuendo a trasmettere la passione per l’arte, la composizione, la libertà espressiva ai suoi allievi e a tutti coloro che avevano il piacere di seguirla anche durante le lezioni di storia dell’arte o le visite alle molte mostre alla Gam e fuori città. L’opera di Lilliana, l’unica, è preludio alla prossima mostra di Officina Open, a lei dedicata, che si svolgerà dal 16 novembre al 7 dicembre 2018.

 

NINO LETO. STORIE DI UN FOTOREPORTER 1979 - 2007 a cura di Claudio Argentiero
28 marzo – 27 aprile 2018
Inaugurazione: mercoledì 28 marzo, ore 18.00
Orari: da lunedì a domenica 16.00|19.00
Chiuso 1, 2 e 25 aprile
Ingresso libero

Osservatore attento dei fatti del mondo, occupa, con il suo importante percorso professionale, un posto di grande e riconosciuta reputazione tra i protagonisti della fotografia italiana. 
Con coerenza stilistica, propria dei puri fotogiornalisti di razza, ci offre una personale visione che tesse uno stretto legame con gli sguardi profondi delle tante persone incontrate in oltre trent’anni di continuo mestiere.
Le immagini ci parlano di luoghi dove da decenni tutto sembra essersi fermato, nelle dinamiche di vita e nei quotidiani conflitti, con una selezione che dagli anni novanta del novecento giunge ai primi anni del duemila, parlandoci attraverso i volti e le sventure antropiche.
Nino Leto, dal 1979 ad oggi, ha viaggiato fotografando i fronti di guerra più caldi. Ha collaborato con l'agenzia Farabola; fino al 1984 ha lavorato per la Rizzoli editore, poi per Epoca e Famiglia Cristiana. In Iran, unico fotografo italiano nel Paese, ha seguito la rivoluzione e la presa di potere di Khomeini. Ha fotografato il conflitto libanese, la guerra in Salvador, gli scontri in Nicaragua. In Africa ha viaggiato per tutti gli stati fotografando la presa di Kinshasa in Congo e la tragedia del Ruanda. Ha seguito per dieci anni i conflitti nei Balcani dall'evolversi degli scontri fino allo sfaldarsi della Jugoslavia. In questi ultimi anni è stato diverse volte in Iraq dove ha fotografato i bambini, gli uomini e le donne prima di essere stremati dall'embargo e poi dalla guerra, firmando con le sue immagini copertine e servizi per importanti testate del settore.
La mostra fa parte del Festival Fotografico Europeo, giunto alla sua 7a edizione, ideato e curato dall’Afi-Archivio Fotografico Italiano, evento posto sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo.
A seguire l’inaugurazione una breve conferenza sugli stili e i linguaggi tra passato e presente nel Fotogiornalismo con proiezioni a cura di Claudio Argentiero

 

DAL 15 FEBBRAIO AL 9 MARZO 2018
PRESSO LA GALLERIA DELL’UNIVERSITA’ DEL MELO
LA MOSTRA REAL ART A CURA DI FRANCO CRUGNOLA
La stagione 2018 di Officina Open si apre con il progetto Real Art #1 - #2 - #3 a cura di Franco Crugnola riproposto, in questa particolare occasione espositiva, in collaborazione con Emma Zanella, Direttore del Museo MA*GA.
Officina Open nasce dalla collaborazione tra l’Università del Melo, luogo ospitante delle rassegne espositive, il Museo Maga e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Gallarate.
Dal 15 febbraio al 9 marzo 2018 la Galleria di Arti Visive dell'Università del Melo ospita le tre edizioni di un progetto artistico, nato con l’idea di realizzare annualmente una pubblicazione-portfolio con opere uniche ed autografe di artisti contemporanei. Verranno presentati i lavori originali dei 36 artisti che ad oggi hanno partecipato alla manifestazione.
Il progetto, nato nel 2015, ha coinvolto artisti, stampatori, editori, giornalisti anche molto differenti tra di loro, uniti nel nome dell'arte e della solidarietà e si è concretizzato grazie al contributo di tutti coloro che hanno lavorato alla sua realizzazione: dagli artisti che hanno prodotto, a titolo gratuito, centotrenta opere autografe rendendo ogni volume unico e diverso dagli altri, all’editore, agli stampatori che hanno condiviso lo scopo benefico del progetto. Il ricavato della vendita, infatti, ogni anno va a sostenere un’associazione che opera senza fine di lucro sul territorio. Il volume originale e interdisciplinare presenta artisti, invitati a confrontarsi, pur rimanendo aderenti al loro percorso artistico, al concetto di serialità all’interno di un lavoro “unico”.
Il progetto ha avuto, già nelle sue fasi embrionali, grande sostegno da parte di sedi museali ed istituzionali, tanto da inserire REAL ART all’interno di un percorso itinerante tra alcune realtà importanti della provincia. Il volume sarà disponibile nelle migliori librerie di Varese e provincia, nei bookshop del Museo MA*GA di Gallarate, Museo Bodini di Gemonio, Museo Parisi Valle di Maccagno con Pino e Veddasca, Spazio Casa Museo E. Tadini di Milano, Galleria Biancoscuro di Pavia, Galleria Cart 70-10 di Monza, Meeting Art di Vercelli e Showcases Gallery di Varese.

Artisti in mostra
Antonio Bandirali, Andrea Bassani, Gianni Cella, Mattia Consonni, Lena Costantini, Mario De Leo, Fabio De Vivo, Marcello Diotallevi, Giovanni Massimo Ferrari, Giorgio Filimberti, Flycat, Vittore Frattini, Ralph Hall, Luca Lischetti, Ruggero Maggi, Nataly Maier, Enrico Manera, Ruggero Marrani, Luca Missoni, Silvio Monti, Patrick Moya, Marcello Morandini, Renzo Nucara e Carla Volpati, Claudio Parentela, Antonio Pedretti, Peter Hide 311065, Lorenzo Piemonti, Antonio Pizzolante, Alfredo Rapetti Mogol, Giordano Redaelli, Isabella Rigamonti, Alessandro Traina, 3RE, Giorgio Vicentini, Tobia Rava’, Tetsuro Shimizu


DALL’ 1 AL 22 DICEMBRE 2017
LUCENTE SPIRITO 
A CURA DI RUGGERO MAGGI 
Dall' 1 al 22 dicembre 2017 verrà presentata la mostra "Lucente Spirito”, secondo appuntamento di questo stimolante e particolare percorso espositivo ed emozionale il progetto "Lucente Spirito" a cura di Ruggero Maggi costituito da una selezione di opere dal profondo contenuto spirituale e concettuale come "The Quest" vero e proprio work in progress di due artisti:Carla Bertola e Alberto Vitacchio protagonisti congelati nell'atto fotografico insieme con le pietre megalitiche, divenendo anch'essi elementi immobili e silenziosi del paesaggio e sottolineandone i mutamenti della luce, dell'oscurità e dello scorrere del tempo. Silenti performances che hanno costituito il tema centrale del loro progetto.
Il percorso di "Lucente Spirito" si articola in modo giocoso e fluttuantecon le opere verbo-visive titolate "Fiabe al vento" di Marcello Diotalleviche traggono ispirazione direttamente dal vento della poesia e dallanaturale inclinazione dell'artista verso un'ironica interpretazione dellarealtà e della vita. Elementi leggeri che potrebbero (il condizionale èd'obbligo) a tutti gli effetti fluttuare al vento ma che, per loro stessanatura, rappresentano veicoli poetici, strutture con una propria chiave dilettura cromatica, articolata ed affascinante.
Le evocative immagini fotografiche dal potente impatto emozionale di AnnaMaria Di Ciommo che coniugano tecnica e lirico afflato spirituale che sicrea nel momento in cui i Lama Tibetani realizzano in modo sapientesplendidi mandala di polvere dalla inevitabile impermanenza. Immagini chevengono sintetizzate in una frase di S.S. il Dalai Lama : "Ero intelligentee volevo cambiare il mondo. Ora sono saggio e sto cambiando me stesso".
Le opere-oggetto di Roberto Testori che nel loro biancore riflettonosoluzioni concettuali ricche di significati spirituali e poetici. Poesiavisiva che si alterna ad una sedimentata descrizione di tracce, di piccolioggetti che ritrovano il loro spazio in una decontestualizzazioneintelligente e raffinata, immersi in un risplendente mare bianco. Elementiil cui significato viene garbatamente ma senza indugi rimosso per lasciareil posto ad una nuova e più espressiva chiave dì lettura.

 

DAL 19 OTTOBRE AL 17 NOVEMBRE 2017
RUGGERO MAGGI NON SOLO LIBRI
Dal 19 ottobre al 17 novembre 2017, l’Università del Melo – Galleria di Arti Visive ospita la mostra di Ruggero Maggi Non solo libri che inaugura il nuovo progetto Officina Open.Ruggero Maggi, artista da sempre abituato a inventare nuovi modi di fare arte, presenta una selezione di libri d’artista dove “ … il libro viene pensato e realizzato come oggetto artistico autonomo, creato per esplorare inediti territori di ricerca, per aprire finestre al di là delle quali si aprono infiniti nuovi mondi. Maggi come artista ha da sempre privilegiato la progettazione e realizzazione del libro come pratica artistica innovativa, lontana dai rigori di opere di grandi dimensioni e capace di innescare una sorta di cortocircuito tra la parola, l’immagine, il supporto, il formato e l’interazione con lo spettatore chiamato a cambiare il suo approccio con il libro e con l’opera d’arte ….” spiega Emma Zanella, curatrice della mostra, nel suo testo critico.La mostra rientra nella manifestazione 2000libri rassegna letteraria, ideata e realizzata per la prima volta nel 1999, e giunta alla sua diciottesima edizione. Organizzata dall’Assessorato alla Cultura, vede coinvolte alcune librerie e realtà culturali del territorio e si svolgerà dal 13 al 22 ottobre 2017.

Note biografiche Ruggero Maggi
Artista e curatore. Dal 1973 si occupa di poesia visiva; dal 1975 di copy art, libri d’artista, arte postale; dal 1976 di laser art, dal 1979 di olografia, dal 1985 di arte caotica sia come artista - con opere ed installazioni incentrate sullo studio del caos, dell’entropia e dei sistemi frattali - sia come curatore di eventi.Tra le installazioni olografiche: “Una foresta di pietre” (Media Art Festival - Osnabrück 1988) e “Un semplice punto esclamativo” (Mostra internazionale d’Arte Olografica alla Rocca Paolina di Perugia – 1992); tra le installazioni di laser art: “Morte caotica” e “Una lunga linea silenziosa” (1993), “Il grande libro della vita” e “Il peccatore casuale” (1994), “La nascita delle idee” al Museo d’Arte di San Paolo (BR). Suoi lavori sono esposti al Museo di Storia Cinese di Pechino ed alla GAM di Gallarate. Ha inoltre partecipato alla 49./52./54. Biennale di Venezia ed alla 16. Biennale d’arte contemporanea di San Paolo nel 1980.Nel 2006 realizza “Underwood” installazione site-specific per la Galleria d’Arte Moderna di Gallarate. Nel 2007 presenta come curatore il progetto dedicato a Pierre Restany “Camera 312 – promemoria per Pierre” alla 52. Biennale di Venezia.Dal 2011 con cadenza biennale (2013/2015/2017) presenta a Venezia con il Patrocinio del Comune di Venezia Padiglione Tibet, progetto esposto successivamente alla Biennale di Venezia, al Museo Diotti di Casalmaggiore (CR) e presso la Biblioteca Laudense di Lodi. Nel 2014 PadiglioneTibet partecipa alla Bienal del Fin del Mundo in Argentina e nel 2016 è presentato al Castello Visconteo di Pavia.