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Luciano Caruso

Mostra antologica 1963-1993

21 novembre 1993–18 dicembre 1993

La mostra

tenutasi nel 1991 che ha offerto un’ampia panoramica della poesia visuale italiana insieme alla rassegna internazionale dedicata al libro d’artista.
Per Caruso la scrittura, la poesia scritta o stampata su fogli intonsi o strappati, rispettata o manomessa con cancellature e macchie, assemblata ad oggetti estranei e quotidiani, di recupero – foglie, cortecce, corde – non sono altro che materia da usare per la realizzazione delle opere così come colore in pasta o la creta molle lo sono per pittori e scultori. Per Caruso sono materia d’uso anche la cultura, la memoria, il pensiero, il concetto e l’idea. Così le sue opere sono intriganti e catturanti ma anche imbarazzanti ed indefinibili: sono il nuovo modo di poetare od invece il nuovo modo di disegnare, di fare pittura e scultura? Ed ancora, trattasi di poesia o di racconto? Di diari di viaggio della mente o della psiche?
È tanto vasta e colta l’entità di Caruso che diventa difficile, se non impossibile, racchiuderla in una sola scatola anche se corredata dalla prescritta indicazione dei componenti, della posologia e delle modalità d’uso, con le intolleranze e le controindicazioni.

L'artista

Luciano Caruso è nato nel 1944 a Foglianise. Cresciuto a Napoli, dal 1976 vive e lavora a Firenze. Prima e dopo la laurea in Estetica medievale il ricco ambiente culturale partenopeo degli anni Sessanta del Novecento gli consente di effettuare le prime esperienze letterarie e artistiche, nelle quali si incontrano e si fondono l’impegno politico, che lo porta a contatto con le condizioni di vita dei quartieri poveri della città, e la sensibilità di poeta, che si sviluppa ben presto con forte accento critico nei confronti dei moduli della poetica contemporanea. Frequenta i pittori del Gruppo 58, che agiscono intorno alla “nuova figurazione”, in particolare, Mario Colucci lo mette in contatto con l’ambiente milanese (tramite Enrico Baj, Sergio D’Angelo e Piero Manzoni) e parigino (i lettristi, François Dufrêne e i situazionisti). 
I suoi primi testi scritturali risalgono al 1963-1964 e il suo primo libro-opera è del 1965; una ricerca in cui l’ambito dell’espressione più propriamente artistica non è mai disgiunta dalla riflessione critica e metodologica. 
Nel 1967 dà inizio, assieme a Stelio Maria Martini, alla fondamentale esperienza di “Continuum”, collettivo di discussione e sperimentazione che, in alcuni anni di densa attività, riesce a creare una fitta rete di scambio e confronto di idee con sigle, riviste e personaggi che agitavano tematiche artistiche comuni a livello nazionale e internazionale. 
Tiene nel corso del tempo numerose mostre personali e partecipa a tutte le più importanti esposizioni dedicate alla nuova scrittura, poesia visiva, poesia visuale, libri d’artista, in Italia e all’estero. 
Negli anni fiorentini, e particolarmente nell’ultimo periodo di vita, Caruso ripercorre e rielabora in maniera critica le scelte stilistiche e tecniche degli anni giovanili, senza perdere mai il gusto della sperimentazione e della collaborazione con artisti e intellettuali italiani ed europei.
Nel novembre 2002, a Napoli, presenta i suoi ultimi lavori: cinque libri, significativamente considerati da lui stesso “scritture di viaggio”, testimonianza di una volontà d’azione che non si arrende di fronte all’incalzare della malattia. 
Muore a Firenze il 16 dicembre 2002, lasciando incompiute molte opere alle quali ha continuato a lavorare intensamente sino alla fine.