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LA BARACCA

Fausto Melotti

1965

Tecnica

Scultura
Materiale

Ottone, filo di ferro
Misure

119 x 43 x 40 cm
Provenienza

Opera donata dal Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate nel 2001
N. Inventario

1024

Tutta la formazione di Fausto Melotti è fondata sui principi e i valori dell’astrazione essendo egli fisico, matematico, ingegnere, musicista e studioso di musica prima che artista visivo. La sua ricerca, infatti, dal 1935 alla fine degli anni ottanta, è dedicata ai dati invisibili della materia: contrappunto, armonia, sospensione, spazio, vuoto, pensiero, energia e intensità spirituali, oltre a essere argomenti teorici e componenti guida di musica e matematica, sono possibilità e valori plastici nonché condizioni esistenziali necessarie, conseguenti al sentire.
Così si può dire che tutta l’opera di Melotti abbia teso a ospitare questo sentire, a dargli una dimora, un luogo d’accoglienza, una condizione per poter apparire: “L’opera d’arte nasce nel momento in cui tu vedi e ascolti. E questa data continuamente mutevole è la sua vera data di nascita”. L’idea più radicale di questo artista è infatti che la scultura sia un evento, un accadimento, non un oggetto finito, il traguardo di una modellazione, bensì una modulazione, la quale è misura, regola applicata alla pura intensità. Ecco che nella Baracca, una costruzione precaria, leggerissima, il monumento minimo, il più docile e poetico alla transitorietà, la forma richiama un’architettura ma non la descrive e non la rappresenta.
La materia non serve a definire le parti esatte di un abitato ma concorre a dare l’idea di uno spazio frequentato solo dalla mente, fatto di trasparenze e opacità, incertezze e piccole mobilità. L’ idea astratta, lirica, architetturale, il modo di creare in arte un linguaggio autonomo dotato di capacità assolute, il bisogno di attestare l’opera sui codici del non visibile, saranno i punti di tangenza con le tante figure amiche che Melotti avrà al fianco: il concittadino futurista Depero, il compagno di Accademia Lucio Fontana, il cugino Carlo Belli e gli architetti razionalisti Figini, Pollini e Terragni sono gli interlocutori storici di un’idea di spazio e di arte non più solo costruttiva, prospettica e funzionale ma spirituale, ideologica, completamente orientata al nuovo. (FMC) 

La Baracca