28 aprile 2024–01 settembre 2024
La mostra
Vittorio Tavernari. Vorrei scolpire l'universo
A cura di Emma Zanella e Alessandro Castiglioni
28.04 - 01.09.2024
L’esposizione presenta la recente acquisizione da parte del Museo dell’Archivio, della Biblioteca e di alcune importanti opere di Vittorio Tavernari, ottenuta grazie al finanziamento della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura attraverso l'avviso pubblico PAC2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea.
La mostra è parte del programma espositivo di Italia 2050, Centro di ricerca per l’arte italiana 1950-2050, fondato dal MA*GA nel 2023.
La volontà di valorizzare il patrimonio di uno dei più significativi scultori italiani del XX secolo ha portato al progetto di acquisizione di un corpus preziosissimo, dall’aprile 2024 conservato nei depositi del MA*GA, costituito da lettere autografe, da fotografie e lastre fotografiche, dal catalogo delle opere e dalla bibliografia completa dell’artista, dalla biblioteca personale, oltre a un prezioso fondo di lavori che l’artista ha sempre tenuto per sé. Tra le lettere e nelle pubblicazioni compaiono alcune tra le voci più prestigiose della critica italiana, tra cui Francesco Arcangeli, Carlo Ludovico Ragghianti, Marco Valsecchi e Mario De Micheli.
La mostra, il cui titolo Vorrei scolpire l’universo ricalca quello di un articolo scritto dallo stesso Tavernari sulla rivista “Epoca” nel 1951, propone opere e documenti parte dell’Archivio che approfondiscono alcune iniziative nazionali e internazionali cui l’artista partecipa da assoluto protagonista, portando il suo linguaggio in dialogo con le dinamiche e le trasformazioni culturali della propria epoca.
Il percorso espositivo si apre con il richiamo a due significativi episodi per la città di Gallarate: la partecipazione di Tavernari alla seconda edizione del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate nel 1951 e la realizzazione della Fontana di Piazza Libertà, scolpita dall’artista in taglio diretto nel 1955.
Una sezione analizza la sua esperienza, avvenuta tra il 1962 e il 1963, al MOMA di New York, dove espose il Torso del 1961, una grande scultura acquisita per le collezioni permanenti del Museo newyorkese, accanto a opere di Frank Stella, Daniel Spoerri, Laszlo Moholy-Nagy, Joan Miró.
L’anno successivo, nel 1963, Tavernari viene invitato da Luigi Carluccio alla XXXII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia con una sala personale composta da 11 sculture.
Un decennio dopo, nel 1972, l’artista partecipa alla X Quadriennale di Roma e alla mostra itinerante Contemporary Italian Sculpture a cura della stessa Quadriennale, ospitata da istituzioni quali l’Hanoke Open Air museum in Giappone, il Museo di Arte Moderna di Città del Messico, l’Alten Museum di Berlino e la Pinacoteca Nazionale di Atene.
Nel 1973, Tavernari è al Musée Rodin di Parigi con una grande personale, a cura di Monique Laurent, che consacra definitivamente lo scultore sulla scena artistica europea. La rassegna si componeva di 131 opere tra sculture, acquerelli e disegni, in grado di ripercorrere l’evoluzione della sua indagine dai primi anni cinquanta alla fine degli anni sessanta.
Nel suo testo critico pubblicato in catalogo, Raymond Cogniat sottolinea più volte quanto Tavernari abbia continuamente indagato il passaggio dall’informe alla forma e viceversa, in un’incessante ricerca del primario. Dalle prime opere più figurative Tavernari trascorre verso la realizzazione di vere e proprie forme preistoriche, colonne e pilastri, caverne e anfratti ancestrali, capaci di mettere a nudo, attraverso l’espressionismo insito nella materia, legno, pietra, bronzo, gesso, plasmata dall’artista.
L'artista
Vittorio Tavernari (Milano, 1919 - Varese, 1987) è tra gli autori più rilevanti padri della cultura artistica italiana del secondo dopoguerra, fondatore con Birolli, Morlotti, Guttuso, Testori, della rivista “Numero” e firmatario, nel marzo del 1946, del celebre Manifesto del Realismo, indicato comunemente come “Oltre Guernica”, documento centrale della storia dell’arte italiana nel Secondo Dopoguerra. Amplissima è stata la sua storia espositiva e il suo successo critico. Nel 1964, dopo diverse partecipazioni, ha una sala personale alla XXXII Biennale di Venezia. Nel 1969 una grande mostra personale viene ospitata dal PAC di Milano e 1973 la prestigiosa antologica al Museo Rodin di Parigi. Numerose le partecipazioni a mostre collettive tra cui si ricordano quelle presso il MoMA di New York, l’Hanoke Open Air museum in Giappone, il Museo di Arte Moderna di Città del Messico, l’Alten Museum di Berlino e la Pinacoteca Nazionale di Atene. Le sue sculture sono presenti in importanti collezioni museali tra cui si ricordano, oltre al MA*GA di Gallarate, il Mambo di Bologna, Peggy Guggenheim Collection, Venezia; Musei Vaticani, Città del Vaticano. Muore a Varese nel 1987.