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Bruno Munari

Mostra Collettiva di Bruno Munari

17 maggio 1998–21 giugno 1998

La mostra

Questa mostra antologica è l’omaggio che la Civica Galleria d’Arte Moderna offre ad uno dei più raffinati e colti maestri dell’arte contemporanea. La “Mostra collettiva di Bruno Munari, così intitolata dallo stesso Munari, presenta una piccola parte della sua vasta produzione creativa. Considerato uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo, ha contribuito in modo fondamentale in diversi campi dell’espressione visiva (pittura, scultura, cinematografia, disegno industriale, grafica) e non visiva (scrittura, poesia, didattica) con una ricerca poliedrica sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell’infanzia attraverso il gioco. Ha mantenuto inalterata la sua estrosa creatività a sostegno dell'indagine costruttiva della forma attraverso sperimentazioni visive e tattili e, insieme, la sua grande capacità di comunicarla attraverso parole, oggetti, giocattoli. 

L'artista

Nato a Milano nel 1907, cresce nel Polesine nel Veneto meridionale, nel 1926 si ritrasferisce a Milano. Dal 1927 prende parte alle manifestazioni del secondo Futurismo milanese, con Severini, Marinetti, Prampolini e Aligi Sassu, partecipa alle collettive della Galleria Pesaro, alla Biennale di Venezia e alle Quadriennali di Roma e Parigi degli anni Trenta. Nel 1929 contribuisce a fondare il Gruppo Lombardo Radio futurista. Nello stesso anno inizia a lavorare come grafico pubblicitario, e nel 1930 fonda lo studio grafico R+M con Riccardo Castagnedi.
Intorno agli anni Trenta si distacca dal Futurismo inventando la Macchina Aerea. Nel 1933 espone le Macchine inutili, congegni meccanici con gradi diversi di Cinetismo, dove tutti gli elementi sono in rapporto armonico tra loro, per misure, forme, pesi. 
Tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta lavora come grafico a molte testate: nel 1939 viene ingaggiato da Mondatori come direttore artistico di Grazia e Tempo, dal 1943 al 1944 è il direttore creativo di Domus e dal 1950 grafico per Epoca.
Dopo la guerra si assiste al passaggio di Munari a forme di sperimentazione artistica sempre più legate ai mondi della materia e della macchina: nel 1948, insieme ad Atanasio Soldati, Gianni Monnet, Gillo Dorfles, fonda il MAC - Movimento Arte Concreta. 
Negli anni Cinquanta le sue ricerche riprendono con una serie di sculture concavo-convesse. Le ricerche in campo visivo lo portano alla creazione di dipinti positivo-negativi, quadri astratti con i quali l’autore lascia libero lo spettatore di scegliere la forma in primo piano da quella di sfondo. Giunge fino alla sperimentazione visiva lavorando su proiezioni dirette a luce polarizzata fino a realizzare film sperimentali. 
Negli anni seguenti si dedica a ricerche cinetiche e inizia anche a lavorare alle sue Xerografie originali, ritratti deformati attraverso lo spostamento in fase di riproduzione con una fotocopiatrice. Negli anni Sessanta, l’affinità per la cultura giapponese porta Munari a compiere sempre più frequenti viaggi in Giappone, trovando interesse per lo spirito zen, l’asimmetria, il design e l’imballaggio nella tradizione giapponese. 
Lo spazio resta l’elemento centrale dell’opera di Munari, inteso come la materia dentro la quale la vita umana si articola: è un discorso che parte dalle Macchine Inutili e passa dalla Ricerca della comodità in una poltrona scomoda (1944) arrivando poi nel 1971 all’ideazione dell’Abitacolo, una unità spaziale descritta solo da una struttura metallica, in grado di accogliere o supportare tutte le pratiche fondamentali dell’abitare.
Per la sua attività ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il Compasso d'oro dell'Associazione disegno industriale nel 1954, nel 1955, nel 1979 e nel 1995 alla carriera, la menzione onorevole dell'Accademia delle scienze di New York nel 1974 e il premio Japan Design Foundation nel 1985.